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Frutteti ad alta densità

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  • Frutteti ad alta densità

    Ho fatto una veloce ricerca sul forum sull'argomento, ma oltre ad alcuni riferimenti nelle discussioni specifiche (melo, pero, ulivo ecc), mi sembra che l'argomento non sia stato trattato a dovere.

    Ritengo che il discorso sui frutteti ad alta densità, meritino una trattazione a parte. Se non altro per il fatto che in questi tipi di impianti, convergono quelle che sono, allo stato attuale, le principali conoscenze sulla frutticoltura. Infatti questo tipo di impianti vengono sempre citati qualora si parli di frutticoltura moderna. Non è infatti il solo numero di piante per Ha a caratterizzare questi impianti.


    Comincerei citando le linee guida dei frutteti ad alta densità, lasciando poi spazio ad esperienze ed opinioni dei lettori.

    Principali aspetti di un f.a.d.
    • alta densità d'impianto: variabile a seconda della specie. Indicativamente 3-5 volte un'impianto tradizionale. Prendendo ad esempio il ciliegio, un ceraseto tradizionale, fino a pochi decenni fa era costituito da piante alte fino a 15m.
      Situazione improponibile causa costi manodopera ecc. Oggi un ceraseto moderno richiede piante non più alte di 4-5 m. Discorso valido anche alle altre specie
    • Ridotta durata temporale: variabile a seconda della specie. Da 1 anno per la fragola, a 5-7 anni per la melo, ai 10 anni per il pero
    • diverso approccio alle tecniche colturali: "rivisitazione" della potatura, priorità a tecniche alternativa quali piegature, curvature, tagli anulari ecc. Applicazioni di impianti di irrigazione evanzati, antigrandine, ombreggianti. Confusione sessuale.


    Principali motivi per la scelta di un f.a.d.
    • Maggior resa economica. Da non confondere con maggior resa produttiva. Se prendiamo un impianto ad alta densità ed uno tradizionale, e li confrontiamo sul lungo periodo, a livello quantitativo le rese possono essere maggiori per gli impianti tradizionali. Discorso inverso sul breve periodo e sull'aspetto qualitativo.
    • Possibilità di seguire i trend commerciali. Esempio lampante il melo. Ad oggi la durata commerciale di una cultivar di melo è di 5-7 anni (vedasai Pink Lady), situazione improponibile per gli impianti tradizionali
    • Maggior qualità del prodotto. In un impianto tradizionale la qualità è spesso inversamente proporzionale all'età dello stesso, nonchè eterogenea anche all'interno di una stessa pianta Da cui la neccessità di raccolta scalare o per calibro-categoria, con un aggravio dei costi. Vedasi discorso costo manodopera
    • Precoce entrata in produzione. Aspetto necessario in merito alla questione dei trend commerciali.

    Soprattutto per il punto 3, penso che questa immagine sia molto esplicativa.

    Riporto alcune immagini in modo che chi non conosca l'argomento, possa rendersi conto di cosa si parla:


    Aggiungo alcuni link con molta documentazione in proposito:





    http://www.agrsci.unibo.it/dicabo/ve...nd_inglese.htm andare sul prof. Marangoni


  • #2
    Hai aperto un bell'argomento Mapomac... i frutteti ad alta densità direi che stanno via via sostituendo i tradizionali.
    Aggiungerei in primis tra gli svantaggi: elevatissimi costi d'impianto ed alta professionalità richiesta all'agricoltore.
    E' una concezione diversa della frutticoltura, molto più complicata e delicata... a compromettere un'impianto del genere si fa in un attimo, per non pensare se ti parte un focolaio di di colpo di fuoco, Pseudomonas, Sharka o quant'altro... hai bruciato centinaia di milioni!
    Probabilmente abbiamo tra gli utenti, magari del trentino, qualcuno che ha già esperienze dirette con tali impianti... magari ci potrà dire qualcosa in merito!
    Io sono abbastanza favorevole a tali impianti, soprattutto per la rapida entrata in produzione, ma sono anche convinto di una cosa: i primi della lista a trarre beneficio da questi frutteti moderni sono i vivaisti, a ruota i fornitori di accessori per l'impiantistica, poi se tutto fila liscio arriva dopo qualche anno anche un pò di soddisfazione per l'agricoltore!

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    • #3
      Si effettivamente mi sono "dimenticato" degli svantaggi. Chiamarli svantaggi però è forse eccessivo.
      Diciamo che è una richiesta di maggior professionalità e tecnica, che alla fine premia. Professionalità e tecnica sono le uniche cose che permetto di distinguersi sul mercato, e pertanto di trarre profitto.
      Di sicuro i vivaisti ci guadagnano, ma ricorda che pure loro devono pagare le royalty per le varietà. Se prendiamo ad esempio di pink lady, si parla di alcun € a pianta.

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      • #4
        io non ci capisco una mazza di impianti ad alta densità.

        l'unica cosa che sò per certo, peraltro riferitami da un luminare del settore, è che lo scasso profondo non va fatto perchè oltre ad essere antieconomico è anche dannoso!!!

        mapomac ti risulta questo aspetto?

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        • #5
          Originalmente inviato da puntoluce Visualizza messaggio
          io non ci capisco una mazza di impianti ad alta densità.

          l'unica cosa che sò per certo, peraltro riferitami da un luminare del settore, è che lo scasso profondo non va fatto perchè oltre ad essere antieconomico è anche dannoso!!!

          mapomac ti risulta questo aspetto?
          Allora, visto che caro Mauro, provochi , e che su msn ti ho dato almeno 4 buoni motivi agronomici (e non economici come i tuoi...), per non farlo, dammene tu uno buona per farlo.

          Ricordiamo che stiamo parlando di frutticoltura moderna. E che prerogativa di questi impianti sono i portainnesti nanizzanti e poco vigorosi. Per quale motivo andare a smuovere un m di terreno ?

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          • #6
            Volevo rispondere ad alcune domande.Ho circa 8 h di frutteto, di cui 5 di pere a media intensita(3.6per 1)mele circa 2h,il resto tra pesco e susino.Sono stato uno dei primi a piantare fuji (1990)nella mia zona e allora si piantava fitto ma poi con l èsperienza si e passati a piantare larghi perche il mercato vuole le mele colorate .per dire all ìnizio ho piantato a 3.5 per 1.oggi siamo a 4.25 per 1.5.per le pere direi se ai un terreno fertile allora puoi provare a farlo fitto ma secondo me non ne vale la pena.Tra piante.antigrandine,pali,manodopera,irrigazione,si amo a circa 25000 euro all ettaro.TROPPI.direi che la media intensita sia la migliore,

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            • #7
              25.000 euro/ha ? Mi sembrano pochi, di che tipo di impianto parli ? Generalmete un alta densità, magari con varietà sotto regolamentazioni consortili (o consorziali ) arriva tranquillamente a 50.000 euro/ha.
              Per quanto riguarda il discorso colore, in pianura è difficile di per sè ottenerlo. E' infatti il freddo e soprattutto lo sbalzo termico tra notte e giorno a determinarlo. Non per niente le mele "colorate" vengono meglio in montagna.
              In pianura c'è stata l'introduzione delle varietà spur, che permettono anche in pianura di ottenere un buon prodotto, sotto il profilo cromatico.

              Riporto per cominciare alcuni dati indicativi sulle densità di impianto e sulle forme d'allevamento.

              Meleto
              3-3.5 x 0.80 = 4167-3571 piante/ha = medio-alta densità
              3 x 0.50 = 6667 piante/ha = alta densità
              Forme d'allevamento: splinder, -y modificato, fusetto


              Ciliegio
              6 x 6 - 7 x 7 circa 350-500 piante/ha = bassa densità
              4.5 x 4 circa 500 piante/ha
              900-1100 piante/ha = alta densità
              Forme d'allevamento: y trasversale, tatura



              Actinidia
              4.5-5 x 1 = 2000-2222 piante/ha

              Per quanto riguarda la distanza tra le file, alle nostre latitudini vale la regola che la distanza tra le file deve essere maggiore di 1m dell’altezza prevista delle piante. Questo ovviamente per evitare ombreggiamenti reciproci tra le file, il chè comporterebbe una mancata differenziazione a fiore di molte gemme.

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              • #8
                Originalmente inviato da mapomac Visualizza messaggio
                Si effettivamente mi sono "dimenticato" degli svantaggi. Chiamarli svantaggi però è forse eccessivo.
                Diciamo che è una richiesta di maggior professionalità e tecnica, che alla fine premia. Professionalità e tecnica sono le uniche cose che permetto di distinguersi sul mercato, e pertanto di trarre profitto.
                Di sicuro i vivaisti ci guadagnano, ma ricorda che pure loro devono pagare le royalty per le varietà. Se prendiamo ad esempio di pink lady, si parla di alcun € a pianta.
                Non l'ho detto, ma mi riferivo alle pere in particolare... la stragrande maggioranza dei nuovi impianti sono di Abate Fetel, e lì di royalty non ce ne sono più. Se prendi un impianto superfitto, tipico del ferrarese, ci sono 10-11000 piante/ha, che moltiplicati per 3,5€ cadauna fanno almeno 35000€ solo di piante. Se ci aggiungi antigrandine, irrigazione, pali, fili e quant'altro per la realizzazione dell'impianto arrivi almeno a 60000€ "investiti" in un ettaro.
                E con delle cifre del genere la mia paura più grande è se poi ti esplode qualche malattia contro la quale non ci sono mezzi a sufficienza per combattrerla, grazie anche alla legislatura in ambito agricolo: esempio Erwinia Amylovora ovvero colpo di fuoco o altre batteriosi, in America usano abitualmente gli antibiotici per tenerlo a bada, noi ovviamente non lo permettiamo per evitare possibili effetti collaterali sull'uomo, ma in compenso diamo ai nostri bambini le banane trattate col ddt.
                Come diceva f85 ci sono anche le vie di mezzo comunque... nella mia zona ad esempio vedi degli impianti da 1000 piante/ha fino ad arrivare a 10 volte tanto.
                Con l'allta densità è tutto più concentrato, più cure, più attenzioni, coi portinnesti deboli che si usano la pianta fa in un attimo ad andare in stress... ma ci mette molto di più per riprendersi!
                Poi chiaro che se tutto va bene arrivano i risultati, ma col lavoro e le spese che ci sono dietro in un certo senso "devono" arrivare altrimenti si mette male!

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                • #9
                  Mi fa piacere che Plinio abbia chiarito la questione prezzi e costi .
                  Sia chiaro, questi impinanti non sono alla portata di tutti. Non ci si può permettere di sbagliare.
                  (Non a caso i migliori potatori-produttori di pesco al mondo, sono i veronesi. Questo perchè, oltre alla tradizione, va considerate la tipologia di terreno sul quale operano. Riporti morenici, ovvero un substrato altamente ghiaioso e profondo, con solo un 20-25 cm di cotico erboso in superficie. In queste condizioni, recuperare uno sbaglio, è praticamente impossibile.)
                  Questo aspetto può intimorire i potenziali produttori, ma non per questo sono improponibli.
                  I migliori risultati, guarda caso, si ottengono con le cultivar brevettate, dove i tecnici dei consorzi dettano LETTERALMENTE legge, su tecniche e pratiche.
                  Forse lo scoglio più duro da superare, è il delegare scelte e decisoni, da parte del produttore, il che magari lo fa sentire secondario.

                  Sarebbe bello analizzare qualche aspetto in particolare. Nessuno propone ?
                  Ultima modifica di mapomac; 03/04/2008, 12:17.

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                  • #10
                    E' lo stesso messaggio che volevo trasmettere anch'io... con tali impianti NON PUOI PERMETTERTI DI SBAGLIARE. Devi riuscire a trasformare le tue piante in "macchine da produzione", e non è facile.

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                    • #11
                      per quanto riguarda i 25000 ,ho sbagliato tasto.Concordo con i tuoi calcoli,però sul fatto che certe mele siano meglio in montagna che in pianura ho i miei dubbi,specialmente varietà come fuji o pink lady,certo e che in trentino sono tornati a piantare le golden.Come qualità organolettiche mele come fuji o pink dipianura hanno dimostrato di essere al altezza se non superiori a quelle di montagna,e il colore lo facciamo,eccome,modificando la potatura si e guadagnato tantissimo anche in questo campo.

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                      • #12
                        ho letto cò che avete scitto con curiosità. mi permetto di dire una cosa..se ho capito bene.
                        mapomac hai scirtto :"Maggior qualità del prodotto. In un impianto tradizionale la qualità è spesso inversamente proporzionale all'età dello stesso". non so se intendi che più il frutteto è vecchio minore è la qualità ma se è così non sono assolitamente daccordo. se avete avuto la fortuna di assaggiare mele o pere di piante antiche non possono essere paragonate con quelle di piante messe a dimora da poco. le prime sono decisamente migliori (non è sempre così)

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                        • #13
                          Ditemi un pò questi impianti super\fitti ad oggi a che età son arrivati? Personalmente ho avuto 2 Maestri 1 era un certo ERRANI ANGELO di Castel Bolognese, non era niente in fatto di titolo di studio ma era <solo> collaboratore esterno all'università di bologna, ora purptroppo è in paradiso! 2 è tutt'ora un certo <sandrino>SCARDOVI di Faenza . Sapete cosa mi han sempre detto? Questi impianti super\fitti servono solo ai vivaisti e io son d'accordo. Salut..
                          av salùt tòt

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                          • #14
                            Originalmente inviato da simotre Visualizza messaggio
                            ho letto cò che avete scitto con curiosità. mi permetto di dire una cosa..se ho capito bene.
                            mapomac hai scirtto :"Maggior qualità del prodotto. In un impianto tradizionale la qualità è spesso inversamente proporzionale all'età dello stesso". non so se intendi che più il frutteto è vecchio minore è la qualità ma se è così non sono assolitamente daccordo. se avete avuto la fortuna di assaggiare mele o pere di piante antiche non possono essere paragonate con quelle di piante messe a dimora da poco. le prime sono decisamente migliori (non è sempre così)
                            Ah le care varietà antiche.... Anche se prendi una pianta di varietà antica, ti accorgerai che all'interno della stessa pianta, i frutti esterni sono i più buoni. Questo perchè maggiormente esposti alla luce e meglio raggiungibili dai fotosintati. Converrai con me, che una situazione simile è improponibile, nell'ambito di un frutteto, dove si cerca di avere frutta tutta uguale.
                            Inoltre inevitabilmente una pianta invecchiando, differenzia sempre meno a fiore e di conseguenza anche la qualità decade. Ovvio che su piante vecchie e magari di qualche varietà locale, può esserci sempre l'eccezione.
                            Aggiungerei inoltre, che spesso si cita quanto sia buona la frutta dell'albero di casa o della "nonna". Questo è solo in virtù del fatto che la frutta la raccogliete matura. Provata a fare lo stesso anche sulle piante e varietà moderne, vedrete che non sono da meno.
                            Originalmente inviato da tocia Visualizza messaggio
                            Ditemi un pò questi impianti super\fitti ad oggi a che età son arrivati? Personalmente ho avuto 2 Maestri 1 era un certo ERRANI ANGELO di Castel Bolognese, non era niente in fatto di titolo di studio ma era <solo> collaboratore esterno all'università di bologna, ora purptroppo è in paradiso! 2 è tutt'ora un certo <sandrino>SCARDOVI di Faenza . Sapete cosa mi han sempre detto? Questi impianti super\fitti servono solo ai vivaisti e io son d'accordo. Salut..
                            Beh un' affermazione del genere andrebbe motivata.
                            In genere un'impianto ad alta densità ha una durata inferiore ad uno normale. A seconda della specie e della tipologia di impianto, può variare dai 10-20 anni. Con le dovute eccezioni.
                            Ovvio che se si parla di mela, dove la durata commerciale di una varietà può essere di soli 4-5 anni, il problema non sussiste.

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                            • #15
                              mapomac sono daccordo con te sul fatto dei frutti esterni,niente da dire. è proprio la concezione di frutticoltura diversa. a me non interessa avere tutte le mele identiche e uguale a chi me le compra.
                              aggingo che i gusti sono gusti ma preferisco una calvilla bianca a una fuji. ti posso dire che ho entrambe le varietà, la prima su 111,la seconda su m9. adesso vedo che chi ha piantato fuji per esempio è in grande difficoltà e personalmente mi sembra assurdo cambiare impianto ogni 10 /15 anni. mi sembra una cosa troppo spinta. tuttavia se vuoi avere entrate con i prezzi di oggi bisogna fare quintali

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                              • #16
                                faccio anche io il mio plauso a chi ha aperto questa discussione che interessa una tematica molto importante, data la sempre maggiore diffusione degli impianti intensivi che pian piano in tutte le specie stanno soppiantando gli impianti tradizionali.
                                voendo contribuire anche io a questa discussione introduco una piccola nota di colore relativamente agli impianti super-intensivi, quelli che vengono anche chiamati frutteto-prato.
                                in tali impianti ad elevatissima intensità si raggiungono densità massime anche di 10.000 piante per Ha per il pesco e fino a oltre 30.000 piante per Ha per il melo. Gli astoni messi a dimora così ravvicinati sono indotti a fruttificare con opportuni interventi chimici e, nell'anno successivo vengono recisi poco sopra il punto di innesto eseguendo al tempo stesso la potatura e la raccolta; contemporaneamente viene provocata la formazione dei nuovi germogli su cui si ripete l'intervento chimico di stimolo alla produzione antogena. le ipotesi sperimentali prevedono di poter meccanizzare e automatizare tutte le operazioni sia i trattamenti chimico-fitoiatrici che le operazioni meccaniche di potatura e raccolta.
                                questa forma di allevamento del tutto avveneristica magari un giorno verrà impiegata su larga scala, per il momento vengono testate a livello sperimentale.

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                                • #17
                                  Originalmente inviato da simotre Visualizza messaggio
                                  mapomac sono daccordo con te sul fatto dei frutti esterni,niente da dire. è proprio la concezione di frutticoltura diversa. a me non interessa avere tutte le mele identiche e uguale a chi me le compra.
                                  aggingo che i gusti sono gusti ma preferisco una calvilla bianca a una fuji. ti posso dire che ho entrambe le varietà, la prima su 111,la seconda su m9. adesso vedo che chi ha piantato fuji per esempio è in grande difficoltà e personalmente mi sembra assurdo cambiare impianto ogni 10 /15 anni. mi sembra una cosa troppo spinta. tuttavia se vuoi avere entrate con i prezzi di oggi bisogna fare quintali
                                  Non interesserà a te, d'accordo, ma se vuoi vendere, devi produrre qualità NON quintali.
                                  O forse vuoi competere con la Cina, dove si permettono il lusso di incartare ogni singola mela (ovviamente quando ancora sulla pianta) per dargli colore...? Oppure vuoi sfidare il Cile, dove riescono almeno a produrre 2 cicli di uva da tavola l'anno...?
                                  Ti sembra assurdo cambiare varità ogni 10 anni. Se dopo 10 anni, la tua varietà non è più richiesta dal mercato, cosa pensi di fare ?

                                  Originalmente inviato da giuba Visualizza messaggio
                                  faccio anche io il mio plauso a chi ha aperto questa discussione che interessa una tematica molto importante, data la sempre maggiore diffusione degli impianti intensivi che pian piano in tutte le specie stanno soppiantando gli impianti tradizionali.
                                  voendo contribuire anche io a questa discussione introduco una piccola nota di colore relativamente agli impianti super-intensivi, quelli che vengono anche chiamati frutteto-prato.
                                  in tali impianti ad elevatissima intensità si raggiungono densità massime anche di 10.000 piante per Ha per il pesco e fino a oltre 30.000 piante per Ha per il melo. Gli astoni messi a dimora così ravvicinati sono indotti a fruttificare con opportuni interventi chimici e, nell'anno successivo vengono recisi poco sopra il punto di innesto eseguendo al tempo stesso la potatura e la raccolta; contemporaneamente viene provocata la formazione dei nuovi germogli su cui si ripete l'intervento chimico di stimolo alla produzione antogena. le ipotesi sperimentali prevedono di poter meccanizzare e automatizare tutte le operazioni sia i trattamenti chimico-fitoiatrici che le operazioni meccaniche di potatura e raccolta.
                                  questa forma di allevamento del tutto avveneristica magari un giorno verrà impiegata su larga scala, per il momento vengono testate a livello sperimentale.
                                  Per quanto riguarda il pescheto ultra-fitto di cui parli, uno dei fondatori-sperimentatori, è stato il già citato Guglielmo Costa. (mio prof. dell'università...)
                                  Oltre alla tecnica da te descritta, aggiungerei quella adottata in parte (ovvio che non è la regola), in Israele, patria natia dell'irrigazione a goccia.
                                  In pratica sfruttano il clima favorevole per produrre pesche in continuo. Allevando le piante in vaso, è possibile, a raccolta ultimata trasferirle in apposite celle frigorifere, dove accumulano il necessario monte ore di freddo, per la differenziazione. Completato questo, le piante vengono ritrasferite all'esterno, dove iniziano a germogliare. E poi si ricomincia da capo...

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                                  • #18
                                    Originalmente inviato da giuba Visualizza messaggio
                                    in tali impianti ad elevatissima intensità si raggiungono densità massime anche di 10.000 piante per Ha per il pesco e fino a oltre 30.000 piante per Ha per il melo. Gli astoni messi a dimora così ravvicinati sono indotti a fruttificare con opportuni interventi chimici e, nell'anno successivo vengono recisi poco sopra il punto di innesto eseguendo al tempo stesso la potatura e la raccolta; contemporaneamente viene provocata la formazione dei nuovi germogli su cui si ripete l'intervento chimico di stimolo alla produzione antogena. le ipotesi sperimentali prevedono di poter meccanizzare e automatizare tutte le operazioni sia i trattamenti chimico-fitoiatrici che le operazioni meccaniche di potatura e raccolta.
                                    questa forma di allevamento del tutto avveneristica magari un giorno verrà impiegata su larga scala, per il momento vengono testate a livello sperimentale.
                                    Non pensavo fossimo arrivati a quei livelli! 30.000 piante/ha??
                                    Quindi si lavorerebbe con piante alte 50-60 cm?

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                                    • #19
                                      ma il mio discorso è su una realtà piccola. io per fortuna riesco a stare fuori dalle mode del mercato e vendere lo stesso. le golden ce le ho da 20 anni e non ho mai avuto problemi.
                                      per riportarti a una realtà più vicina alla nostra,senza andare in cina, ho sentito che chi produce melinda mette i bollini sulle mele non ancora mature per far vedere lo stampo con il sole a maturazione.tipo abbronzatura...
                                      comunque se riesci a trovare qualcuno che mi paga la qualità e non la quantità fammelo sapere.per la mia esperienza conta la mela perfetta e sempre uguale ma anche la quantità
                                      visto che hai le mani in pasta...mai sentito di esperimenti di impianto a alta densità con cultivar antiche che si prestano? e delle topaz all'uni ne parlano?in germania e austria sono affermate

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                                      • #20
                                        Originalmente inviato da simotre Visualizza messaggio
                                        comunque se riesci a trovare qualcuno che mi paga la qualità e non la quantità fammelo sapere.per la mia esperienza conta la mela perfetta e sempre uguale ma anche la quantità
                                        Pienamente d'accordo Simo... la qualità non paga ancora quello che dovrebbe secondo me!
                                        E son sicuro che chi ha fatto impianti del genere finora lo ha fatto per la quantità, e tante volte a discapito della qualità...!
                                        Con le cure che richiedono sono dell'idea che questi impianti debbano fornire un buon compromesso qualità/quantità... altrimenti i conti non tornano!

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                                        • #21
                                          Quello che spesso non si vuol capire è che in Italia, ma anche in molti altri mercati, c'è una discreta fetta di mercato disposta a pagare la qualità.
                                          Finchè chi potenzialmente può produrre qualità, si limita a ragionare in termini di quintali, la qualità non verrà mai pagata. Finchè il produttore si svende ai commercianti (leggasi GDO), con prezzi a volte inferiori al costo di produzione, la qualità non verrà mai pagata.

                                          Per quanto riguarda la reintroduzione di varietà antiche, di che specie parli ? Melo, pero, pesco ?

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                                          • #22
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                                            • #23
                                              visto che parlate di QUALITA spiegatemi per bene cosa vuol dire per es. su pesca\nettarina che poi vediamo.Anche io ho la sensazione che sia un termine <inflazionato>, quando si scontra con le realtà di mercato Bònanòt.
                                              av salùt tòt

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                                              • #24
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                                                Fondamentale la prima, complementare la seconda per avere veramente un prodotto al top, indispensabile ad esempio su pere Decana del Comizio.

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                                                • #25
                                                  Originalmente inviato da Plinio Visualizza messaggio
                                                  Non pensavo fossimo arrivati a quei livelli! 30.000 piante/ha??
                                                  Quindi si lavorerebbe con piante alte 50-60 cm?
                                                  Esatto, pensa che delle sperimentazioni di cui parlavo prima, la "potatura" veniva fatta con le motoseghe Bcs o Bertolini
                                                  In ogni modo questi impianti e quelli citati da Giuba, sono i veri estremi di cui qualcuno parlava. Infatti c'è stato un dietro-front con il numero di piante ad Ha
                                                  Originalmente inviato da tocia Visualizza messaggio
                                                  visto che parlate di QUALITA spiegatemi per bene cosa vuol dire per es. su pesca\nettarina che poi vediamo.Anche io ho la sensazione che sia un termine <inflazionato>, quando si scontra con le realtà di mercato Bònanòt.
                                                  Come già detto da Plinio, una pezzatura uniforme di permette di risparmiare manodopera in campo per la selezione. Oltre ad avere un prodotto pagato quasi per intero con il massimo del prezzo. Ed ovviamente monodopera in fase di confezionamento.
                                                  Per il venditore la pezzatura unita alla colorazione, permette anche di ridurre le perdite e l'invenduto.
                                                  A seconda della specie, importante è anche il grado brix, ovvero quel parametro che molto a spanne, "sente" come qualità di un prodotto.
                                                  A seconda della specie sono anche altri i parametri di qualità. Un esempio su tutti: parliamo di arance o di mandarini ? Puntare su varietà non seedless, sarebbe da incoscienti.

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                                                  • #26
                                                    allora x quanto riguarda pesche\nettarine solo il colore fà la vera differenza. La pezzatura no (purchè non sia sottomisura cioè inferiore al <c>) . O per essere pignoli la pezzatura fà differenza nella prima fase di commercializzazione (giugno metà luglio) dopo in agosto è un mezzo suicidio!! Vale il detto : la gente vuole quello che non c'è.
                                                    av salùt tòt

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                                                    • #27
                                                      ciao a tutti?
                                                      parlandodi meli,pezzatura,colorazione e alte densità di impianto cosa mi dite dei bi - asse? ho letto un paio di articoli e sembra la scoperta dell'acqua calda...qualcuno ha provato a piantare meli con queste caratteristiche? nel mio piccolo sto provando, ma solo perchè dopo aver innestato topaz su fuji a triangolo mi sono trovato bene con la potatura a lasciare 2 rami principali

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                                                      • #28
                                                        Originalmente inviato da simotre Visualizza messaggio
                                                        ciao a tutti?
                                                        parlandodi meli,pezzatura,colorazione e alte densità di impianto cosa mi dite dei bi - asse? ho letto un paio di articoli e sembra la scoperta dell'acqua calda...qualcuno ha provato a piantare meli con queste caratteristiche? nel mio piccolo sto provando, ma solo perchè dopo aver innestato topaz su fuji a triangolo mi sono trovato bene con la potatura a lasciare 2 rami principali
                                                        Per quale motivo ti sembra la scoperta dell'acqua calda ?
                                                        L'intento principale, è quello di avere la stessa produzione di un'impianto a densità medio-alte/alta, con la metà delle piante.
                                                        Effettivamente, però, soprattutto sul melo, sembrano rispondere meglio gli impianti con astoni "normali". Allevati ovviamente a fusetto.

                                                        Per qaunto riguarda il pero, riporto un'interessante articolo:

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                                                        • #29
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                                                          adirittura per alcune varietà i trattati di 40-50 anni fa consigliavano delle forme costrette per migliorare la produzione.
                                                          e impinati intensivi e molto spinti di ticchiolatura resistenti avete qualche esempio?qualche cultivar che lavora bene?

                                                          quando ci saranno i fiori o le mele vi posterò le foto di qualche pianta.cerco di unire qualità a un minimo di quantità altrimenti è tempo perso.

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                                                          • #30
                                                            Si questo è vero. Le piante bi-asse (o anche più) non sono affatto una recente scoperta. Infatti non capisco chi giudichi le attuali forme di allevamento per l'alta densità, "eccessivamente moderne" o comunque "scoperte inutili" e via dicendo.
                                                            Al momento non le ho, ma su molti manuali o riviste di frutticoltura, risalenti a 50-60 anni fa, è possibile vedere forme di allevamento dove in una piante erano previsti 4 assi principali...guarda caso distanti 30-35 cm l'uno dall'altro.
                                                            E' la stessa cosa che si fa adesso. L'unica differenza consiste nell'attuale disponibilità di portainnesti nanizzanti, che permetto di mantenere il rapporto assi produttivi/piante = 1/1. Oltre ovviamente alla tecnica colturale.

                                                            Per quanto riguarda le cv. resistenti a ticchiolatura (parlando di melo), principalmente si conoscono Florinda e Entreprise. La prima selezionata in Francia, la seconda in Usa.
                                                            Sono si resistenti al patogeno, ma non hanno ancora raggiunto livelli qualitativi degni delle concorrenti Golden, Gala ecc.
                                                            Considerando la natura degli impianti ad alta densità, adottare queste cv. può alleviare il carico di attenzione che occorre prestare alla difesa delle piante. Va detto però, che gli impianti ad alta densità, per ragioni di costi produttivi e d'impianto, prediligono per ragioni economiche, cv. più redditizie.

                                                            Una "recente" forma di allevamento del melo è la solaxe.

                                                            Guida 1 Guida 2 Guida 3

                                                            Qualcuno l'ha almeno sentita nominare o citare ?
                                                            Ultima modifica di mapomac; 31/05/2008, 13:04.

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